Il nuovo trattamento per contrastare l'alopecia androgenetica
A cura di Nicolò Rivetti
Medico Dermatologo e Tricologo
L’alopecia androgenetica è la più comune causa di perdita di capelli e colpisce l’80% degli uomini e il 42% delle donne sopra i 70 anni.
Il capello è interessato da un progressivo processo di miniaturizzazione, con comparsa di capelli sempre più corti e sottili.
Le principali terapie per il trattamento dell’alopecia androgenetica, approvate dalle linee guida internazionali, sono il minoxidil per uso locale e la finasteride per via orale.
Negli anni sono stati tuttavia sviluppati diversi trattamenti di supporto che possono incrementare i risultati di questi due storici farmaci.
I più conosciuti e utilizzati sono il plasma ricco in piastrine (PRP) e la fotobiomodulazione.
Che cos'è la fotobiomodulazione?
La fotobiomodulazione, chiamata anche low-level laser therapy (LLLT), è una terapia introdotta negli anni ‘60 del secolo scorso per la guarigione delle ulcere, il trattamento del dolore, la rigenerazione nervosa e il trattamento del tinnito.
Il suo potenziale in ambito tricologico è stato scoperto nel 1967 da Endre Mester dopo aver occasionalmente osservato la ricrescita di peli in topi da laboratorio trattati con laser a rubino, ma solo nel 2007 è stato introdotto negli USA il primo dispositivo medico LLLT, approvato dalla FDA, per il trattamento dell’alopecia androgenetica maschile (successivamente approvato nel 2011 anche per l’alopecia androgenetica femminile.
Come funziona?
La fotobiomodulazione sfrutta la luce visibile rossa (600-700 nm) o vicino all’infrarosso (700-1400nm) prodotta da una sorgente laser o LED.
Queste lunghezze d’onda coincidono con la “finestra ottica” della cute umana, alla quale vi è il massimo assorbimento della luce.
A differenza dei laser che producono calore o ablazione, nella fotobiomodulazione avviene un assorbimento di luce da parte di un cromoforo con conseguente effetto fotochimico (un effetto analogo alla fotosintesi delle piante).
Nello specifico la citocromo C ossidasi, che fa parte della catena di trasporto degli elettroni mitocondriale, agisce come cromoforo determinando la produzione di adenosin-trifosfato (ATP), di specie reattive dell’ossigeno e l’induzione di segnali cellulari specifici che portano a proliferazione cellulare, riduzione dell’infiammazione e aumento dell’ossigenazione tissutale.
Il meccanismo esatto della LLLT sulla crescita dei capelli nell’alopecia androgenetica è ancora poco conosciuto ma si ipotizza che essa sia dovuta ad un’aumentata proliferazione delle cellule della matrice del follicolo pilifero come risultato di una attivazione della catena respiratoria mitocondriale.
Inoltre la LLLT aumenta la circolazione sanguigna a livello della papilla dermica, portando ad un aumento dell’attività metabolica delle cellule follicolari in attiva proliferazione.
È stato inoltre ipotizzato che la LLLT riporti in anagen i follicoli piliferi in telogen, e che prolunghi la fase anagen, con produzione di peli terminali più lunghi e spessi.
Infine, recenti studi hanno dimostrato come la LLLT aumenti l’espressione di molecole di segnale del pathway Wnt/Beta-catenina, coinvolto nella crescita e nello sviluppo dei follicoli piliferi.
Come fare per un risultato ottimale?
Un concetto chiave della fotobiomodulazione riguarda l’effetto dose-risposta: una dose troppo bassa non produrrà alcun effetto terapeutico, mentre una dose eccessiva potrà determinare un effetto inibitorio.
Questo concetto è reso bene dall’effetto paradosso di crescita di peli che può determinare un laser epilazione se usato in maniera non corretta o della mancata risposta della LLLT nel determinare crescita di capelli.
I corretti parametri per la ricrescita di capelli sono una dose di 4 J/cm2, ad una lunghezza d’onda compresa tra 630-660 nm, irradianza di 5mW/cm2, e una durata di trattamento di 10-20 minuti. La dose totale di luce irradiata al cuoio capelluto ed il tempo necessario per erogarla sono determinate dal numero di diodi laser o unità LED dello specifico dispositivo utilizzato, e variano pertanto da un dispositivo all’altro.
È più efficace il laser o il LED?
La luce generata da un dispositivo LLLT può provenire da una sorgente laser o LED.
Fino all’inizio degli anni 2000, i dispositivi LLLT riportati in letteratura erano costituiti esclusivamente da laser.
Si credeva infatti che gli effetti benefici della fotobiomodulazione fossero dovuti alle proprietà innate del laser, vale a dire coerenza, monocromaticità o collimazione.
Tuttavia, gli studi successivi hanno documentato che poiché la fotobiomodulazione ha lo scopo di suscitare un effetto fotochimico piuttosto che termico o ablativo, non è necessario che la sorgente luminosa sia coerente (laser).
Diversi studi in vitro, condotti su animali e umani, hanno confrontato l’effetto della fotobiomodulazione laser rispetto al LED (una sorgente di luce incoerente), rivelando che i due sono ugualmente efficaci in termini di guarigione delle ferite, riduzione dell’infiammazione e ricrescita di capelli.
Inoltre, i LED sono meno costosi e non richiedono le misure cautelative che devono essere osservate con i laser, facilitandone l’uso domestico.
Attualmente, molti dispositivi LLLT disponibili in commercio hanno sorgenti luminose costituite solo da LED o da una combinazione di laser e LED.
Che cos'è l'HairMax LaserComb?
Diversi studi randomizzati controllati hanno dimostrato che la fotobiomodulazione nel trattamento dell’alopecia androgenetica è efficace in combinazione con le principali terapie (minoxidil e finasteride).
Uno dei primi studi che ha valutato la capacità di promuovere la crescita dei capelli in uomini con alopecia androgenetica è stato condotto utilizzando una spazzola portatile laser a 655 nm (HairMax LaserComb; Lexington International).
I risultati hanno mostrato che i pazienti che hanno utilizzato l’HairMax LaserComb per 15 minuti tre volte alla settimana per 26 settimane hanno avuto un aumento della densità dei capelli terminali rispetto al basale, mentre coloro che hanno utilizzato un dispositivo placebo hanno notato una diminuzione della densità dei capelli terminali.
Non sono stati segnalati effetti avversi gravi.
Questo studio ha aperto la strada all’approvazione da parte della FDA dell’HairMax LaserComb.
Successivamente altri dispositivi LLLT sono stati introdotti sia nel mercato statunitense che in quello europeo.
Sulla base delle più recenti review e metanalisi presenti in letteratura si può affermare che la LLLT sia in grado di apportare un aumento della crescita e dello spessore dei capelli e di garantire un risultato soddisfacente per la maggior parte dei pazienti che l’hanno utilizzata.
Purtroppo, ciò che manca è un protocollo standardizzato.
Nonostante i risultati positivi in numerosi studi, i dati di efficacia della LLLT sono difficili da comparare in quanto sono specifici per il dispositivo testato.
I dispositivi di fotobiomodulazione ambulatoriali e domiciliari: le differenze
I dispositivi di fotobiomodulazione sul mercato possono essere ad uso ambulatoriale, per cui riservati allo studio medico, oppure ad uso domiciliare, e pertanto utilizzabili dal paziente a domicilio.
I dispositivi che vengono venduti al medico sono solitamente dotati di un numero maggiore di diodi e sono generalmente più performanti dei dispositivi domiciliari; tuttavia, richiedono la presenza costante e settimanale del paziente in studio, che spesso ne limita la compliance.
I dispositivi domiciliari sono senz’altro più pratici ma hanno lo svantaggio di avere un numero limitato di diodi.
Tra i dispositivi domiciliari vi sono le spazzole laser, che vanno passate più volte sul cuoio capelluto e, determinando il continuo spostamento dei capelli, riescono a far penetrare meglio i raggi laser a livello follicolare, e i caschetti laser, che vanno mantenuti fissi sul cuoio capelluto e sono spesso mascherati da un normale cappellino da baseball, che garantisce un uso discreto del dispositivo aumentando la compliance del paziente.
Sebbene la maggior parte dei dispositivi LLLT disponibili sul mercato sia progettata per l’uso domestico, a causa dell’elevato costo iniziale di questi dispositivi il trattamento ambulatoriale può essere adatto per i pazienti che desiderano verificare l’efficacia della fotobiomodulazione prima di acquistare il proprio dispositivo domiciliare.
Per concludere
Sulla base di quanto finora discusso si può concludere che, sebbene siano necessari ulteriori studi su larga scala per comparare i dati di efficacia dei vari dispositivi LLLT e stabilire un protocollo di trattamento ottimale, la LLLT rappresenti una opzione adiuvante sicura ed efficace per il trattamento della alopecia androgenetica.
Bibliografia
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Dottor Nicolò Rivetti
Nicolò Rivetti si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Pavia nel 2011.
Successivamente ha conseguito la specializzazione in Dermatologia e Venereologia presso la Clinica Dermatologica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, in un percorso guidato da un’eccellente équipe medica, che gli ha permesso di approfondire lo studio di patologie dermatologiche complesse quali psoriasi, acne, vitiligine, melanoma, linfomi cutanei ecc.
Si occupa di dermatologia clinica e chirurgica, con particolare interesse per la tricologia e la dermatologia allergologica. Dal 2016 collabora con il dott. Piero Tesauro, chirurgo plastico di fama internazionale, specializzato in chirurgia della calvizie.
Esercita la sua attività a Vigevano, presso lo studio di via Gambolina 4, e lavora inoltre come libero professionista all’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano, allo Studio Tesauro di Milano e al Centro Medico Sant’Ambrogio di Casei Gerola (PV). È autore di diverse pubblicazioni indicizzate su PubMed e partecipa attivamente a numerosi congressi in qualità di relatore.