Dermorexia: quando la skincare diventa un ossessione
A cura di Nicolò Rivetti
Medico Dermatologo e Tricologo
Ansia di avere inestetismi cutanei visibili, brufoletti sul viso, rughe, pori dilatati, o altre piccole imperfezioni cutanee che provocano continuo disagio, è questa la “dermorexia” (o “cosmeticoressia”), una vera e propria ossessione per la cura e l’aspetto della propria pelle, incoraggiata dall’industria dermocosmetica. Si tratta di una vera e propria patologia che rientra nello spettro della dismorfofobia, ossia la eccessiva ed ingiustificata preoccupazione per il proprio aspetto fisico.
Il termine dermorexia è stato introdotto dalla giornalista Jessica Defino, che scrive da anni su giornali come il Sunday Times, il New York Times e il Guardian, ma che è diventata nota alle cronache per la sua newsletter The Unpublishable (l’impubblicabile), nata durante la pandemia da Covid-19 e divenuta famosa per il carattere crudo e irriverente dei suoi contenuti.
Infatti la Defino non parla positivamente di bellezza, ma si focalizza su falsi miti, luoghi comuni e strategie di marketing per la vendita dei cosmetici. È una voce libera e fuori dal coro, che si è inimicata il 99% dei brand beauty ma che per questo motivo ha portato alla ribalta un argomento di grande attualità. Se si cerca infatti il termine “dermorexia” sui principali motori di ricerca di internet, appariranno moltissimi risultati, con centinaia di articoli pubblicati nell’ultimo mese.
Chi è più interessato dalla dermorexia?
Le donne sono sempre state più orientate alla cura maniacale della pelle rispetto agli uomini, ma negli ultimi anni l’incidenza degli uomini iperattenti alla propria skin care routine è in aumento. Se prima make up e prodotti cosmetici erano solo appannaggio del gentil sesso, negli ultimi anni sono nate moltissime linee cosmetiche anche per gli uomini, che sempre di più sono attenti al loro aspetto fisico e all’invecchiamento cutaneo, spesso in modo ossessivo.
Ecco quindi che sono nati sieri, mist, dopobarba, contorno occhi, correttori e anche trucchi specifici per la pelle maschile, la quale presenta caratteristiche diverse da quella femminile, sia per la ovvia presenza di barba e peli ma anche per un diverso spessore cutaneo, circa il 20% in più rispetto a quello della pelle femminile.
Non solo adulti
Ma la dermorexia non è solo appannaggio degli adulti, e le statistiche indicano che questo “disturbo” è sempre più diffuso anche tra i giovanissimi. I dati sono allarmanti: sempre più ragazzi e ragazze in età puberale, segnatamente dagli 11 anni in poi, sono attenti in modo patologico alla cura della propria pelle.
Scrub, peeling domiciliari, sieri antirughe e trucchi sono solo alcuni dei prodotti che vengono utilizzati in modo eccessivo e, quasi sempre, non necessario. E se è in aumento l’utilizzo smodato di questi prodotti ricercando consigli su internet, lo è anche la richiesta di visite dermatologiche da parte di giovanissimi per chiedere consigli allo specialista sulla skin care routine più adatta alla propria pelle, mostrando una paura infondata di sviluppare rughe o altri inestetismi cutanei già in giovane età.
Ma quali sono i prodotti più utilizzati dagli adolescenti e pre-adolescenti?
Creme illuminanti, dermocosmetici per pori dilatati/acne e sieri a base di acido ialuronico sono tra i prodotti più venduti nelle profumerie e nelle farmacie. Ma spesso gli appartenenti alla Generazione Z richiedono anche trattamenti dallo specialista anche se non ne hanno assolutamente bisogno: punturine di vitamine, acido ialuronico e persino tossina botulinica per spianare le rughe.
Ma tutto ciò serve davvero?
Se da un lato è vero che ognuno di noi invecchia in maniera diversa, e non vi è un’età precisa in cui iniziare a prendersi cura in maniera più specifica della propria pelle ricorrendo alla medicina estetica, è opinione diffusamente condivisa dai dermatologi che la richiesta di procedure estetiche prima dei 24-25 anni sia del tutto infondata.
Nei giovanissimi è sufficiente una buona detersione e idratazione senza dover ricorrere a troppi prodotti, anzi usandone il meno possibile. Per quale motivo? Il principale rischio rappresentato dall’uso eccessivo e non necessario di cosmetici risiede nello sviluppo di dermatiti allergiche da contatto. L’utilizzo di troppi prodotti per la pelle fa sì che questa entri in contatto con moltissimi potenziali allergeni: più cosmetici si usano, più sostanze entrano in contatto con la pelle e maggiore è il rischio di sviluppare allergie.
Peeling e dermatite irritativa
Non solo allergie ma anche rischio di dermatite irritativa, che si differenzia da quella da contatto per l’azione diretta di un agente irritante sulla pelle. Tra le cause più frequenti di dermatite irritativa vi è l’utilizzo di peeling domiciliari utilizzati in maniera erronea o applicati su pelle troppo giovane. Il peeling chimico è una procedura che prevede l’applicazione di una sostanza acida sulla pelle con lo scopo di favorire l’esfoliazione ed il ricambio cellulare (peeling, dall’inglese to peel “spellare”). Se il peeling viene lasciato in posa per un tempo eccessivo o se viene applicato su una pelle troppo giovane, più sottile del 20-30% rispetto ad una pelle adulta (e come tale più delicata) il rischio è quello di incorrere in una dermatite irritativa. Ecco quindi il paradosso: utilizzare troppi cosmetici con l’idea di rendere la pelle più bella diventa invece dannoso.
Ma quali sono le cause della dermorexia?
Essendo un fenomeno di recente interesse, si stanno ancora studiando quali possano essere le cause responsabili del boom di questa condizione negli ultimi anni, ma si può senz’altro affermare che la principale motivazione della dermorexia vada ricercata nella divulgazione poco “sana” esercitata dai mass media, non solo dalla televisione ma soprattutto dai social network, in particolare quelli più utilizzati dai giovanissimi: TikTok, Instagram e Threads, per citarne alcuni. Il dito indice va puntato contro chi crea contenuti solo per avere un alto numero di visualizzazioni senza avere specifiche competenze in materia. Ma anche in chi ostenta bellezze artificiali e “finte”, con pelle liscia e priva di qualsivoglia inestetismo, ricorrendo efficacemente ad appositi “filtri” o programmi di fotoritocco che creano dei modelli di ideale di bellezza non reali, e difficilmente raggiungibili nella quotidianità.
La pandemia e gli "skininfluencer"
Altro complice della dermorexia è stato il periodo di isolamento durante la pandemia da Covid-19, che ha favorito le ricerche online in tema di cosmesi, favorendo la condivisione degli acquisti di prodotti di bellezza e la ricerca di soluzioni e ricette magiche da parte degli influencer. Sono moltissimi i giovani “skinfluencer” che hanno ottenuto popolarità nel periodo della pandemia diffondendo contenuti e dispensando consigli, con milioni di visualizzazioni in tutto il mondo.
Come arginare il fenomeno della dermorexia?
Sono i genitori e gli insegnanti scolastici le figure di riferimento che dovrebbero necessariamente avvicinare i più giovani ad una cura “sana” e non ossessiva della pelle, insegnando ai giovani la capacità di discriminare tra ciò che rientra nella normalità e ciò che è eccessivo e, come tale, può sconfinare nel patologico, come accade nella dermorexia.
Nei casi più severi, se ci si rende conto che un proprio familiare, specialmente se giovanissimo, possa soffrire di dermorexia, può essere utile ricorrere al sostegno di uno psicoterapeuta che, con specifici percorsi cognitivo-comportamentali, potrà aiutare il paziente ad utilizzare in maniera sana e fisiologica l’utilizzo dei soli cosmetici necessari, eliminando il tratto ossessivo caratteristico della dermorexia.
Dottor Nicolò Rivetti
Nicolò Rivetti si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Pavia nel 2011.
Successivamente ha conseguito la specializzazione in Dermatologia e Venereologia presso la Clinica Dermatologica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, in un percorso guidato da un’eccellente équipe medica, che gli ha permesso di approfondire lo studio di patologie dermatologiche complesse quali psoriasi, acne, vitiligine, melanoma, linfomi cutanei ecc.
Si occupa di dermatologia clinica e chirurgica, con particolare interesse per la tricologia e la dermatologia allergologica. Dal 2016 collabora con il dott. Piero Tesauro, chirurgo plastico di fama internazionale, specializzato in chirurgia della calvizie.
Esercita la sua attività a Vigevano, presso lo studio di via Gambolina 4, e lavora inoltre come libero professionista all’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano, allo Studio Tesauro di Milano e al Centro Medico Sant’Ambrogio di Casei Gerola (PV). È autore di diverse pubblicazioni indicizzate su PubMed e partecipa attivamente a numerosi congressi in qualità di relatore.